February 2023

Accuracy Talks Straight IT #1 – The Cultural Corner

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Sophie Chassat
Filosofa, Partner di Wemean

Riappropiarsi della semplicità

Smettere di vedere tutto attraverso il prisma della complessità: questa è senza alcun dubbio la sfida più difficile da affrontare oggi, a causa del sopravvento del paradigma del “pensiero complesso” (Edgar Morin [1]).

La semantica di ogni giorno ne è prova concreta: tutto è “sistemico”, “ibrido”, “olistico” o “fluido”. Da qualsiasi parte si guardi, il mondo “VUCA” (acronimo di Volatile, Uncertain, Complex e Ambiguous [2]) sembra estendersi a perdita d’occhio.

Tuttavia il dogma della complessità, se applicato indistintamente a qualsiasi situazione, rischia di compromettere la comprensione, la capacità di agire e la responsabilità. In primo luogo, viene minata la comprensione, in quanto ci impone una rappresentazione barocca del mondo dove ogni cosa è intricata, dove la parte è nel tutto ma il tutto è anche nella parte [3], dove le cause di un evento sono indeterminabili e soggette agli effetti retroattivi delle loro stesse conseguenze [4]. Indirizzando la ricerca della verità a un approccio più riduttivo e mutilante della realtà, viene inoltre incoraggiata l’equivalenza delle opinioni e si accentuano le lacune dell’era della post-verità [5].

In secondo luogo si perde la capacità di agire perché, dal momento in cui tutto diventa complesso, come è possibile non farsi prendere dal panico e dalla paralisi? Da dove partire se, non appena viene toccato un solo filo del tessuto della realtà, l’intera spola rischia di ingarbugliarsi ancora di più? L’inerzia di fronte al cambiamento climatico deriva anche dalla rappresentazione di tale problema come qualcosa di infinitamente complesso e dall’idea che il minimo tentativo di azione solleverebbe questioni ancora peggiori.

La narrazione del battito d’ali di farfalla in Brasile che genera un uragano all’altro capo del mondo conduce all’inerzia e all’inettitudine. Eppure “il segreto dell’agire è iniziare”[6], come sostiene il filosofo Alain.

“È complicato” diventa quindi una scusa per non agire. Nonostante la condizione in cui versa il mondo richieda, ora più che mai, un maggior impegno all’azione, oggi viviamo un grande disinteresse, percepibile sia nel mondo civile che in quello professionale.

Relativamente ai suoi effetti, il dogma della complessità porta ad annullare la responsabilità individuale. Imparare a pensare, agire e vivere con semplicità appare quindi più urgente che mai. Ma il percorso non è facile. Come ha affermato l’architetto minimalista John Pawson: “La semplicità in realtà è molto difficile da raggiungere. Richiede cura, pensiero, conoscenza e pazienza” [7]. A questa lista di ingredienti si potrebbe aggiungere anche il “coraggio”, il coraggio di mettere in discussione una rappresentazione trionfante della realtà che forse è propria di una delle maggiori ideologie contemporanee.

____________

[1] Alain, tradotto dal francese “Le secret de l’action, c’est de s’y metre”

[2] Il libro “Minimum” di John Pawson venne pubblicato per la prima volta nel 2006

[3] Edgar Morin definisce tale concetto “principio olografico”

[4] Denominato da Morin “principio ricorsivo”

[5] Possibile interpretazione di un ulteriore principio del pensiero complesso, il “principio dialogico”

[6] Alain, tradotto dal francese “Le secret de l’action, c’est de s’y metre”

[7] Il libro “Minimum” di John Pawson venne pubblicato per la prima volta nel 2006

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